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Editoriale redatto da giornalisti iscritti al Registro FIG e accreditati presso il Consiglio di Stato del Canton Ticino.

Cybercriminalità: la truffa del supporto tecnico commessa a partire dall’India e l’arresto di uno dei presunti capi del gruppo criminale

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Il Ministero pubblico della Confederazione ha promosso l’accusa contro un cittadino indiano presso il Tribunale penale federale. L’accusa è a titolo di frode per mestiere in relazione a una truffa del supporto tecnico commessa a partire dall’India. L’imputato, uno dei presunti capi di un gruppo criminale, avrebbe sottratto varie migliaia di franchi a diversi danneggiati utilizzando un modus operandi noto come Tech Support Scam.

La truffa del supporto tecnico, o Tech Support Scam, è una truffa informatica che consiste nel convincere le vittime che il proprio computer o dispositivo mobile è infetto da virus o malware. I truffatori si spacciano per tecnici del supporto tecnico e chiedono alle vittime di installare un software di controllo remoto. Una volta che hanno accesso al dispositivo delle vittime, i truffatori possono accedere ai loro dati personali e finanziari.

L’imputato avrebbe agito come uno dei capi del gruppo criminale che operava a partire da Delhi e che ha sottratto circa CHF 135’000 nell’arco di almeno 22 mesi a circa 85 clienti di istituti bancari svizzeri e di compagnie aeree. L’inchiesta ha evidenziato la professionalità con cui tali organizzazioni agiscono e si suddividono determinati compiti. Oltre alle persone incaricate del comando e del coordinamento, tra le quali rientrava l’imputato, l’organizzazione disponeva di un team “vendita” e di un team “marketing”.

Mentre gli addetti al “marketing” si occupavano di produrre e pubblicizzare i siti web falsificati, i collaboratori del team “vendita” erano responsabili del “contatto con i clienti”. Durante le telefonate con i danneggiati si spacciavano per dipendenti del servizio assistenza clienti di un istituto bancario o di una compagnia aerea. Tramite siti web falsificati, che sembravano i siti web legittimi delle banche o delle compagnie aeree, i danneggiati venivano esortati a mettersi in contatto telefonico con i sedicenti dipendenti del servizio assistenza clienti della relativa istituzione.

Durante la telefonata, con un pretesto i danneggiati venivano indotti a installare un software di manutenzione a distanza e ad aprire un conto presso una criptoborsa. In seguito a ciò i danneggiati concludevano transazioni attraverso la relativa criptopiattaforma e acquistavano con il loro denaro, inconsapevolmente e involontariamente, criptovalute a favore del gruppo criminale.

Le esperienze raccolte con questo procedimento penale mostrano che anche nel cyberspazio è possibile identificare gruppi di autori professionisti e assicurarli alla giustizia penale. L’arresto dell’imputato dimostra che le autorità svizzere stanno prendendo sul serio la questione della cybercriminalità e stanno lavorando per proteggere i cittadini dalle truffe online.

Il giudizio della causa in esame è di competenza del tribunale. Per tutte le parti coinvolte vale la presunzione di innocenza fino al passaggio in giudicato della sentenza.

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